sabato 29 agosto 2009

Una torta


Presi tra le mani il biglietto da visita del nuovo cliente : Chef TANNOIA, chef specializzato in dolci, a queste parole ebbi un sussulto a metà tra lo stomaco e l’esofago nel punto esatto in cui l’acqua si trasforma in “acquolina” : dovevo trovare il modo di estorcere un dolce, una torta, insomma qualsiasi cosa di dolce.
Costi quel che costi lo guardai negli occhi : “ Me ne porti una?”
Erano trascorsi due giorni da quel incontro e ora la torta, la mia preda, era lì nel mio frigo coperta da una cupola in plexigass che la rendeva asettica, inodore quasi irreale.
Mi ero avvicinato più volte a quella torta ma poi mi prendeva sempre un senso di colpa sapevo che se fosse stata buona non avrei esitato a divorarla nel giro di qualche minuto, vanificando mesi e mesi di dieta quasi ferrea.
Nel plexigass si mostrava in tutto il suo splendore : circonferenza perfetta, bassa come piaceva a me coperta perfettamente da uno strato ambrato di cioccolato che non lasciava intravedere nemmeno un centimetro della nuda pastafrolla.
Lentamente la mia mano tremante si avvicinò all’impugnatura dell’involucro del plexigass : ero deciso prima avrei allungato lentamente e languidamente il polpastrello destro nello strato di cioccolato portandolo lentamente alla bocca avrei chiuso gli occhi lasciandomi trasportare dalle sensuali visioni che tale bontà certamente mi avrebbe provocato.
Ebbi improvvisamente un sussulto : in bellavista sul coperchio in plexigass un biglietto da visita a caratteri neri : TANNOIA : ero confuso, ma come Tannoia che significa ? che la torta tannoia a mangiarla ? che la torta tannoia a guardarla ?
Non volevo certamente una torta che ti annoiasse se è vero che possa esistere un dolce in grado di annoiarti.
Stupido mi ripetei accompagnando le parole con un gesto di assenso della testa TANNOIA è il nome dello chef del pasticcere non è la torta che ti annoia.
Fulmineamente decisi presi la torta dal frigo appoggiandola sul tavolo mi sembrava di compiere un sacrilegio a togliere il coperchio di plexigass tanto risplendeva di bonta e bellezza lentamente lentamente la spogliai dell’involucro, la mia mano tremante ma decisa si diresse come guidata al centro della torta, infilai il dito indice in quel centrimetro di cioccolato fresco e morbido era una sensazione meravigliosa poi lentamente lentamente chiusi gli occhi e apri lentamente le labbra lo stretto necessario per far passare il dito intriso di cioccolato : le papille gustative immediatamente si eressero quasi fino a scoppiare il cuore pulsava sangue li diabete stramazzò fulminato a terra e il cervello ripeteva come una cantilena : ancora ancora non avevo mai provato qualcosa di simile : un orgasmo di sapori e di gusti indescrivibile.
Non avevo tempo di prendere il coltello quella torta doveva essere mia subito lì sul tavolo : l’afferrai da sotto con tutte due le mani e avidamente senza respirare me la portai alla bocca dove la feci mia nel giro di pochi minuti.
Mi guardai allo specchio le tracce di quella avidità erano ancora presenti sul mio viso ordinai al cervello che ordinò alla lingua di passare attorno alla bocca per raccogliere i residui di quel meraviglioso nettare.
Mi guardai attorno e mi prese un senso di tristezza sul tavolo alcune briciole di Lei e il freddo e stupido plexigass.
Non sapevo nemmeno il suo nome, molte ne avevo conosciute Margherita, una certa ragazza Russa, Sbrisolona ma nessuna era come Lei dolce e magnifica.
Pensai al nome con il quale ricordarla, pensai alle sensazioni che aveva saputo darmi mangiandola si ho trovato la chiamerò Torta Orgasmica…

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